Tutela dei paesaggi storici rurali: il nostro contributo alla conservazione delle praterie del Parmigiano Reggiano
Il registro nazionale dei paesaggi rurali storici nasce nel 2012 con l’obiettivo di raccogliere quelle tipicità rurali diffuse che costituiscono uno straordinario patrimonio per il nostro Paese. Generalmente le candidature riguardano aree ben definite, dove nel corso del tempo, l’attività dell’uomo, l’ambiente, pratiche agricole tradizionali e rilevanti elementi di biodiversità hanno costituito un paesaggio unico e degno di essere preservato. replique montre de luxe
Tecniche agricole a basso impatto, la promozione di un turismo sostenibile e la consapevolezza delle comunità interessate, saranno sicuramente la chiave per fare si che questo patrimonio storico ed ambientale possa essere reso fruibile anche alle prossime generazioni.
orologi replicaCirca un anno fa sono stato chiamato a collaborare insieme ad Antonio Canovi (esperto geostorico) e Loretta Bellelli (assessore alle politiche Ambientali del Comune di Bibbiano) per la stesura della candidatura di un areale che comprende, grossomodo, la porzione centrale dell’Unione dei Comuni della val d’Enza, in provincia di Reggio Emilia.
Il titolo scelto per il dossier è stato “Paesaggio rurale storico delle praterie e dei canali irrigui della Val d’Enza”, in modo da sottolineare lo stretto legame tra i prati stabili, abbondanti nella zona, e tutte le tematiche inerenti alla gestione delle acque a scopo irriguo.
Il mio contributo è stato prevalentemente di carattere tecnico, ma ho trovato particolarmente stimolante studiare un contesto storico così unico. Trovo molto entusiasmante scoprire ed analizzare documenti di centinaia di anni, vecchie fotografie e carte risalenti addirittura al pe riodo preunitario.
Contenuti dell'articolo
I prati stabili della Val d’Enza
Il prato stabile (permanente) polifita (si possono conteggiare più di 60 specie floristiche/mq) è un prato che generalmente non viene né arato né trattato per molto tempo, anche per più di cento anni. Su questi appezzamenti, con frequenze dettate dalla stagione, si effettuano solo sfalci, adacquamenti e concimazioni organiche.
Fino a dopo il secondo dopoguerra il prato stabile (ma anche altre colture irrigue) facevano parte del più complesso paesaggio della “piantata padana”. Specialmente in val d’Enza capitava frequentemente di intervallare ai filari di vite, disposti ad una ventina di metri l’uno dall’altro, delle strisce di prato stabile. La piantata, in generale, comportava il vantaggio di poter sviluppare sullo stesso appezzamento diverse colture.
A partire dagli anni ’60 del XX secolo, tutta la piantata è stata dismessa a favore di colture specializzate e, in alcuni casi, di un ritorno al prato stabile.
L’irrigazione dei prati stabili
L’irrigazione dei prati stabili, della fascia val d’Enza compresa tra la pedecollina e l’autostrada A1, avviene ancora mediante il sistema tradizionale di irrigazione a scorrimento.
Una fitta rete di canali principali e di irrigatori gestiti da consorzi irrigui privati, condizioni del terreno favorevoli e la secolare maestria nella realizzazione dell’impianto dei prati, disegnano un paesaggio agrario unico dove in ogni angolo si possono riconoscere le tracce di una storia antica.
I primi a bonificare quest’area sono stati i romani, i quali diedero impulso all’irrigazione a scorrimento, ma le prime testimonianze scritte di canali irrigui, che già all’epoca prelevavano acqua dal torrente Enza, risalgono alla fine del IX secolo.
La superficie candidata ha la particolare caratteristica di ricevere acqua dal torrente Enza. Diverse sono le prese su questo corso d’acqua ed innumerevoli sono i pozzi che attingono da uno degli acquiferi più importanti a livello regionale.
Diversamente da quanto accade ai campi della bassa pianura, in questo territorio l’irrigazione è prevalentemente a caduta. Ciò significa che dai canali collettori principali, si dirama una fitta rete di canali capaci di raggiungere i singoli utenti del proprio comprensorio.
Come si diceva i principali canali adduttori sono secolari e corrono generalmente su terreni poco impermeabili, cosicché capita frequentemente che oltre al recapito puntuale all’utenza, vi sia un beneficio diffuso dovuto al fatto che parte dell’acqua, veicolata dai canali, si infiltri nei primi strati del sottosuolo.
Foraggio e Parmigiano Reggiano
I prati stabili vengono utilizzati principalmente per produrre foraggio fake watches per le vacche da latte, hanno il vantaggio di non dover richiedere una periodica aratura in quanto andrebbe ad inficiare negativamente sull’intero processo naturale di sviluppo delle specie vegetali.
La più antica alimentazione delle bovine da Parmigiano Reggiano è basata sul foraggio derivante dallo sfalcio dei prati stabili polifiti.
Tradizionalmente, nel periodo da primavera ad autunno, questo foraggio veniva consumato fresco mentre nei periodi più freddi veniva consumato sotto forma di fieno, previa lavorazione per garantirne l’idonea conservazione.
L’importanza che lega questo foraggio alla produzione del formaggio è sottolineata dal fatto che il “Disciplinare di produzione del Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano” citi al primissimo posto “i foraggi freschi ottenuti da prati naturali, da prati stabili polifiti…” come alimentazione preferenziale per l’alimentazione delle bovine.
Perché candidare i prati stabili della Val d’Enza?
Nel caso dell’areale oggetto di intervento, si è dimostrato il forte legame tra ecologia, idraulica, pedologia del suolo, comunità locali e storia. A livello nazionale è difficile trovare altri esempi nei quali sia così profondo il legame che lega un tipo di paesaggio unico ad un’intera filiera di un prodotto alimentare di altissimo pregio quale il Parmigiano Reggiano.
Dovendo limitare l’areale da candidare, si è scelto di concentrarsi sul nucleo storico dei prati stabili irrigati esclusivamente con le acque di alveo o di subalveo del Torrente Enza. Infatti poco più a nord dell’estremo settentrionale ha inizio la rete di canali irrigui, realizzata agli inizi del XX secolo, che a risalita sfruttano l’acqua del Fiume Po derivata all’altezza di Boretto. Gli altri confini dell’areale dipendono dalle acque derivate direttamente o indirettamente dal Torrente Enza.
La superficie oggetto di candidatura risulta essere quella maggiormente rappresentativa di tutti i processi legati alla filiera del Parmigiano Reggiano. Infatti sono ben rappresentati i tradizionali sistemi di irrigazione dei prati stabili.
Nel corso di diversi studi si è dimostrato come i prati stabili abbiano l’importantissima funzione di favorire la cattura di CO2 (uno dei principali gas responsabili dell’effetto serra) andando a stoccare il carbonio nel sottosuolo.
Il terreno non arato ha dunque la capacità di favorire la diminuzione di gas serra in atmosfera: davvero un ottimo risultato e sicuramente un grande spunto per incrementare le pratiche agricole sostenibili.replica omega
Conclusioni personali
Sono felice ed orgoglioso di avere partecipato all’analisi degli usi del suolo storici ed alla realizzazione degli allegati cartografici richiesti dalle linee guida per la candidatura del report. Mi farebbe davvero piacere che nel prossimo PSR possano esserci maggiori e più efficienti azioni di tutela dei prati stabili regionali.
L’importanza strategica nei confronti della tutela e della conservazione dei prati stabili è giustificata in termini agronomici, ambientali, storici, ecologici, economici e naturalistici. Conservare la tradizionale impostazione colturale dei prati stabili significa portare avanti una tradizione secolare capace di sostenere una filiera casearia d’eccellenza.
Dal dossier realizzato si potrebbero trarre diversi spunti per il futuro: dallo sviluppo di un turismo lento dedicato alla conoscenza del patrimonio agrario, ad una maggiore consapevolezza nei confronti del formaggio più conosciuto al mondo.
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